Condensare in poche righe la bellezza della Cappella Sansevero è molto riduttivo, ma possiamo riassumere così: è una rappresentazione mirabile dell’arte barocca a Napoli.
Le sue origini sono legate ad un episodio leggendario in cui si narra che un uomo condotto in prigione facesse un voto ad un’immagine della Madonna che era apparsa proprio vicino ad un tratto del giardino dei Sansevero. L’uomo ottenne la grazia e l’immagine sacra divenne allora meta di pellegrinaggio, dispensando in sqguito molte altre grazie. Poco dopo, anche Giovan Francesco di Sangro, duca di Torremaggiore, gravemente ammalato, si rivolse a questa Madonna per ottenere la guarigione: anche egli fu miracolato e per gratitudine fece innalzare, lì dove era apparsa per la prima volta la venerabile effigie una piccola cappella denominata Santa Maria della Pietà o Pietatella.
Fu però il figlio di Giovan Francesco, Alessandro di Sangro patriarca di Alessandria, che intraprese nei primi anni del ’600 grandi lavori di trasformazione e ampliamento della Cappella Sansevero, modificandone l’originaria struttura in un vero e proprio tempio votivo destinato ad ospitare le sepolture degli antenati e dei futuri membri della nobile famiglia. Ma ad ogni modo è solo grazie al principe Raimondo di Sangro, figura eclettica e misteriosa, che la cappella prende il suo assetto attuale, con la presenza delle statue delle dieci Virtù e l’impareggiabile capolavoro del Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino.
La Cappella contiene capolavori senza pari di altri importanti artisti del tempo come le opere del Queirolo, del Corradini, di Celebrano e presenta una doppia chiave di lettura sacrale e esoterica allo stesso tempo. Nella cavea sottostante si possono ammirare anche le Macchine anatomiche che Raimondo costruì insieme al medico Giuseppe Salerno, di cui ancora oggi si cerca di capire con esattezza i materiali usati per la realizzazione.